Oltre la crisi con gli stampi Gape Due

Gape Due si avvicina al suo cinquantesimo anniversario: ha cominciato la sua attività nel comprensorio ceramico 47 anni fa e l’avventura è tutt’altro che finita. La presenza al Tecnargilla 2014 lo testimonia, l’innovazione passa ancora da qui, da una delle aziende che hanno fatto la storia della ceramica, fornendo un contributo prezioso alla realizzazione delle piastrelle, restando al passo con le innovazioni del settore.
“Siamo partiti – ricorda Michele Gatti, il titolare – da giovanissimi, come accadeva per tanti in quel periodo in cui mettere in piedi un’impresa era per certi versi più facile e per altri più avventuroso. Ho cominciato da una scuola professionale, poi ho lavorato per cinque anni in un’officina Marazzi dove si realizzavano gli stampi. A 22 anni insieme a un collega abbiamo deciso di metterci in proprio, era il 1966. Moliamo lasciato il posto sicuro per ripartire dal garage di casa mia. Siamo stati aiutati inizialmente da una grossa officina locale che ci ha commissionato il lavoro, ma a quel tempo ce n’era tanto, l’attività si è sviluppata in fretta. Abbiamo lavorato in
conto terzi per le officine meccaniche, poi a un certo punto ci siamo messi in contatto diretto con le aziende ceramiche. Da lì l’azienda ha cominciato a crescere, il primo capannone era di 250 metri. Abbiamo intercettato il periodo di massima espansione di questa industria, praticamente ogni mese nasceva una ceramica nuova che aveva bisogno di stampi, c’era necessità di produrre e i margini erano elevati. Quindi fin dalla partenza ci siamo trovati con tantissimo lavoro ben remunerato. Ci siamo progressivamente ingranditi: 500 metri, poi mille. Nel liti abbiamo costruitela sede attuale in via Regina Pacis, inaugurata nel 1981. Ne abbiamo anche aperta un’altra a Formigine, che è rimasta vittima della crisi, l’abbiamo chiusa nel 2011 trasferendo tutto a Sassuolo, senza lasciare a casa neanche una persona. Stiamo un po’ più stretti ma aspettiamo la ripresa e continuiamo a lavorare”.Oggi Gape Due impiega circa 70 persone e realizza fino a 15mila pezzi l’anno.

L’inizio è di quelli classici e travolgenti del nostro comprensorio. Ma oggi?
“Di stampi l’industria ceramica ha sempre bisogno, lavoriamo in un settore che pur avendo conosciuto la crisi ha mantenuto una vasta clientela. È vero però che innovazioni tecnologiche quali Lamina della System o Continua della Sacmi, permettono di eliminare anche la necessità degli stampi. E altri sviluppi che potrebbero metterci in difficoltà sono all’orizzonte. La decorazione digitale per esempio, non ci ha ancora toccato, ma le nuove macchine che sembrano in grado di applicare smalti e creare strutture potrebbero ancora una volta rendere meno necessari gli stampi. Noi partiamo da gessi realizzati da studi, designer, artisti, la digitalizzazione delle strutture potrebbe portare via lavoro a noi ma soprattutto al nostro indotto fatto appunto di creativi. Non sappiamo se queste tecnologie prenderanno piede e quanto, ma noi siamo
sempre all’avanguardia, non abbiamo mai trascurato il progresso tecnologico e abbiamo comunque un mercato mondiale, perciò credo che ancora per molto tempo in giro per il mondo ci sarà bisogno di stampi”.
Stampi che non sono più quelli di una volta, avete dovuto studiare parecchio:
“Certamente si sono evoluti, soprattutto a causa del passaggio a grandi formati. Una volta c’erano misure piccole, gli stampi erano abbastanza standardizzati, si muovevano a mano. Oggi si arriva a realizzare stampi multi uscita da 2,5 metri. La ricerca e lo sviluppo sono determinanti: lo stampo non è più meccanico, ormai, è una macchina sofisticata che deve garantire uniformità di pressatura a prodotti di grande superficie”.
Da qui in avanti come si svilupperà la tecnologia per gli stampi secondo voi?
“Il formato grande resta la priorità e la tendenza anche di domani. Ricordo quando sembrava assurdo pensare a piastrelle 60×60, adesso sono praticamente la misura standard e si arriva anche a un metro di lato. Credo che tutti vadano in questa direzione e solamente le aziende che hanno investito in tecnologie e innovazione sapranno rispondere alle esigenze del mercato, le altre combatteranno solo sul prezzo. La crisi fra l’altro ha accentuato questa tendenza’:
La crisi, appunto. La vedete in corso, superata, ín regressione?
“Oggi vediamo segnali positivi, abbiamo attraversato un triennio veramente difficile dal 2009 al 2012. Nel 2009 addirittura si è bloccato tutto, non c’era più richiesta né lavoro. Nel 2013 le cose sono cambiate e si è vista una tendenza positiva, che sembra continuare nel 2014”.
Cosa portate a questo Tecnargilla e come vivete la fiera di Rimini?
“Le novità che porteremo in fiera restano segrete fino all’apertura, anche perché fino all’ultimo si studia, si prova e magari c’è la possibilità di portare ulteriori innovazioni. Per quanto riguarda Tecnargilla, non è il salone che ti fa vendere grandi quantità sul posto ovviamente, ma resta una delle vetrine mondiali più importanti per la tecnologia ceramica, è uno dei luoghi e delle occasioni in cui vengono a visitarti la maggior parte dei tuoi clienti e questo ci risparmia in effetti la necessità di andare a trovarli uno per uno in giro per il mondo, è ancora insostituibile e partecipiamo sempre con entusiasmo”.